Corsi di Formazione Hipona: guardare dentro di me per scoprire la verità autentica che Dio mi ama
- José María Sánchez Galera
- 15 ore fa
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La commissione di Pastorale della Provincia di San Juan de Sahagún offre da tre anni una formazione online, in parte presenziale, che serve come strumento per rafforzare la fede. Si tratta di “Formación Hipona” (Formazione Ippona). I loro corsi, sebbene contengano un orientamento pedagogico, catechetico e pastorale, partono da una visione centrata sulla vita interiore, la teologia e la spiritualità agostiniana. Perché, senza guardare nell’interiorità, la proclamazione verso l'esterno non è possibile. Dal corso, si assume che la fede si comunichi in modo costante, in tutti gli ambiti, in tutte le circostanze possibili: dal rapporto familiare e con gli amici fino alle pubblicazioni sulla stampa o ai colloqui, senza che risulti qualcosa di calcolato in anticipo, ma che scaturisce dall'identità propria, dalla personalità autentica. Perciò, questi corsi aiutano a approfondire le convinzioni personali e religiose.
Ad essi partecipano persone di ogni condizione e con temi molto vari che cambiano da un corso all'altro: dalle sessioni sulla fede, la Bibbia, i sacramenti e la famiglia fino alla dottrina sociale della Chiesa, la bioetica, la preghiera, la relazione tra fede e ragione, e la prospettiva di sant'Agostino sulla pace, la giustizia, l'amicizia, il rapporto con Gesù Cristo. Ogni corso inizia a gennaio e termina a dicembre; e si compone di una dozzina di moduli che vengono impartiti tramite videoconferenza, insieme a appunti e questionari forniti dal personale docente. Le sessioni vengono registrate per poterle consultare in qualsiasi momento e durano poco meno di mezz'ora. La formazione a distanza si completa con alcuni incontri in presenza, come un fine settimana a Guadarrama (Madrid). Uno dei coordinatori è il padre Jesús Baños (OSA), membro della commissione di Pastorale, e che fa parte del team, insieme ad altri padri agostiniani, come Manuel García, Tomás Marcos, Isaac Estévez o Javier Antolín, assieme a vari laici — come Marisa Puente, Rosa Martín Barcala, Amparo Latre, o Gema Hidalgo — e anche sorelle agostiniane, come Carolina Blázquez.
All'interno delle sessioni formative, spiccano alcune relative alla preghiera, come quella impartita dal padre Manuel Sánchez Tapia (OSA), che definisce la preghiera come Comunicazione tra il Dio trinitario e la persona, all'interno di un dialogo che include le Sacre Scritture. Perché la Bibbia è "piena di inviti alla preghiera". Come dice Sánchez, la preghiera richiede silenzio esteriore e interiore. All'interno della spiritualità agostiniana, uno strumento consigliabile è la lectio divina, che si divide in: lettura, meditazione, preghiera, contemplazione. Perciò, “questo metodo è una scuola di contemplazione”. Preghiamo anche attraverso i sacramenti, grazie ai quali la preghiera contiene anche una valenza comunitaria.
La preghiera, spiega padre Manuel, ha bisogno di una "apertura di mente", avere una mente docile per cogliere il piano di Dio nelle nostre vite. Richiede anche una disposizione preliminare di umiltà, proprio perché implica docilità per quell'azione divina. Un altro punto consigliabile è mantenere un orario giornaliero e essere fedeli a quell'orario, riservare un tempo per entrare in comunicazione con il Signore. Secondo padre Manuel, Dio, attraverso la preghiera, dà la luce del suo Spirito per discernere, e, a questo scopo, servono "strumenti" come libri di spiritualità cristiana, e persino alcune applicazioni come il Vangelo del giorno o Rezandovoy, che sono mezzi, non fini, e non sostituiscono la preghiera. La preghiera vocale è, secondo padre Manuel Sánchez, un'altro "formidabile aiuto" per l'incontro con il Signore.
Sant'Agostino dice che la preghiera è incontro e conversazione con Dio, e quindi si parla e si ascolta. “Quando leggi, Dio parla a te”, insiste Sánchez Tapia, che consiglia di servirsi della lettura della Sacra Scrittura, perché la preghiera agostiniana ha “fondamento biblico”. Allo stesso tempo, è importante la costanza e "pregare con tutto l'essere": per questo motivo, la rappresentazione iconografica del santo di Ippona lo mostra "con il cuore in mano", il che si traduce nel fatto che la preghiera deve contenere "pietà e non parole vuote", in modo da condurre “all'attenzione e alla valorizzazione del perdono che Dio ci dà" e che dobbiamo dare noi agli altri. Tra i diversi tipi di preghiera, spiccano: richiesta, azione di grazie, contemplazione. Dice il padre Manuel, seguendo sant'Agostino, che il desiderio e il fervore dell'affetto sono essenziali per ottenere effetto.
In questo corso di spiritualità agostiniana, si parla degli ostacoli che si incontrano nella preghiera, come la “vita impantanata nel peccato”, che rende “difficile la preghiera”. O come “il fariseismo, dire mezze verità, la dispersione della mente e del cuore”, così come il rancore, e anche pensare che, poiché Dio ci conosce, si conclude che non è necessario pregare.
D'altra parte, la preghiera non è una mera attività intimista senza altro, ma una ricerca di Dio, una ricerca di Gesù Cristo. È l'incontro con la ricerca che Dio fa di noi. E Dio agisce come medico delle nostre anime e dei nostri cuori mediante questa preghiera, il che ci capacita per la comunione con gli altri, che non consiste solo nell'essere insieme, ma nell'essere in comunione; essere, nelle parole di Agostino, "una sola anima e un solo cuore orientati verso Dio". La preghiera deve sfociare nella vita, aiutare le virtù, vivere nell'amore riconoscente. Seguendo sant'Agostino, uno dei frutti della preghiera consiste nel riconoscere che tutto viene da Dio, e perciò al Signore presentiamo azione di grazie. La preghiera permette alla luce di Dio di illuminare la nostra coscienza e aiuta a raggiungere la salvezza.
Da parte sua, la sorella Carolina Blázquez (OSA) commenta che l'interiorità è una "chiamata evangelica", una "chiamata al cuore, un'esperienza religiosa nel’interiorità, fuori dalle ritualità", come definisce lei la differenza tra il cristianesimo e l'ebraismo dei tempi di Cristo. Come agostiniani, dice la sorella Carolina, “l'interiorità è uno dei pilastri fondamentali”. In concreto, e facendo riferimento alla "formula di sant'Agostino" espressa in De vera religione, "non andare fuori; entra dentro; nell'uomo interiore abita la verità; e, se ti trovi mutevole, trascendi te stesso". È qualcosa che “rompe con il mondo di oggi, che vive nell'esteriorità, nell'essere verso l'esterno”, specialmente attraverso le nuove tecnologie e l'abbondanza di stimoli, che mira solo a “controllarci dall'esterno”.
A volte questi processi di interiorità si producono a causa di una crisi, l'esperienza del vuoto, come succede al figliol prodigo della Parabola. Oppure il contrario; una sensazione di grazia traboccante, un evento di pienezza umana che punta verso una felicità assoluta. In ogni caso, è una "chiamata alla conversione". Si tratta di un percorso interiore che richiede di rimanere, non un’aggiunta e basta. Questo richiede il coltivare l'attenzione, alzare lo sguardo e contemplare un orizzonte più profondo. Il che implica riconoscere "la presenza e la dignità dell'Altro". Questo ci porta a uno sguardo più profondo verso noi stessi, il mondo, gli altri, Dio. Smettere di vivere come addormentati e comprendere "dove io sono".
Suor Carolina ribadisce l'importanza del silenzio, che è un metodo, un cammino, non un fine a se stesso. "È necessario praticare il silenzio interiore ed esteriore", parlare in modo più pacato, evitando parole vane. Cita come esempio, per guadagnare in interiorità, l'utilizzo spirituale del tempo in macchina, o in "spazi intermedi", per trasformarli in "spazi di interiorità e silenzio". Si tratta di approfittare del fatto che siamo soli, invece di ascoltare musica. Oppure “camminare facendo silenzio dentro, calmando il cuore”, perché "il silenzio crea uno spazio che possiamo abitare". Poi viene l'ascolto, capire che il valore e la salvezza non dipendono solo da noi. Aprirci alla Parola dell'Altro. Ricevere la Parola come Maria. Ascoltare, prestare attenzione. Questo ci porta allo stupore e all'ammirazione.
Spiega Suor Carolina che questo modo agostiniano di pregare ci conduce a scoprire una verità più intima della mia intimità, che è Dio che ci abita. "Il falso io non è la verità", viene a dire Blázquez, poiché ci sono "maschere e travestimenti", e solo dentro il cuore "sono chi sono". E quella identità pristina è la consapevolezza di sapere di essere amati da Dio. La verità autentica è che Dio mi ama. Questo implica una chiamata universale, non solo per pochi o per alcuni mistici, perché egli si avvicina a tutti attraverso Gesù Cristo.

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